Ascolta

"Guidami dal non-essere all'essere, guidami dall'oscurità verso la luce, guidami dalla morte all'immortalità"
Questo mantra riecheggiava nell'entryplug di Kali mentre Saryu stringeva gli occhi, terribilmente spaventata da ciò che la aspettava.
In un certo senso, pensare che quelle sarebbero state le sue ultime parole, la confortava. Così come tutto era iniziato, tutto stava finendo, in un bellissimo circolo chiuso.
D'un tratto Saryu cessò di esistere, al suo posto si elevò Kanali, la sua carne bianca, percorsa da piccole vene azzurre, riluceva illuminata dei neon della base, due occhi dorati sormontavano la piccola bocca, contornata da denti appuntiti. Il suo primo pensiero fu: Vendetta.
[...]

"Nakamatzu, vieni fuori codardo. Sono venuta per ucciderti!"
"Sono già qui."

In quel momento il suolo inizio a sussultare, mentre l'intera base militare dispersa nell'oceano si muoveva sotto gli occhi di Kanali e Arabis. Lentamente e inesorabilmente, un enorme colosso di cavi, carne, lamiera e cemento alto 7 chilometri si innalzò accompagnato dal terribile frastuono del metallo stridente, mentre cascate di acqua percorrevano quel corpo distorto, ricadendo nell'oceano. Seguì qualche secondo di silenzio durante il quale i titani rimasero ad ammirare l'enormità della loro sfida; Kanali si girò verso il suo compagno di battaglia:

"Farà molto rumore quando cadrà"


Un gesto di intesa ed i due si avventarono su di lui immensa rabbia e violenza, in un turbinio di attacchi veloci e letali.
L'agglomerato si contorceva, investendo e distruggendo ogni cosa grazie alla sua enorme mole, mentre i Titani lo aggiravano, forti della loro innaturale velocità, per poi attaccarlo nei suoi punti deboli, e ad ogni colpo inferto le macerie della base ricadevano in acqua, rivelando l'ammasso di carne pulsante sottostante.
Arabis sfruttando il suo immenso potere, era riuscito a materializzarsi proprio nel cuore del mostro; a quel punto Kanali si fermò per un attimo, fissando intensamente il suo nemico. Sapeva che egli era sul punto di cedere, bastava un ultimo piccolo sforzo, forse mortale per il corpo martoriato della guerriera. Ma d'altronde, morire era un prezzo che avrebbe pagato volentieri pur di spazzare via dalla faccia dell'Universo quell'essere indegno.
Con un ultimo slancio, la figura si scagliò sulla corazza del nemico, infrangendola, trapassando il suo cuore e ,afferrato il suo compagno di battaglia, si fece strada attraverso la carne dell'essere, uscendo infine da quel corpo ormai privo di vita in un tripudio di sangue e schegge.
Ancora immobile, con le spalle rivolte al colosso, Kanali si apprestava a godere della loro vittoria:

"Ascolta"

La creazione di Nakmatzu lentamente stramazzò al suolo, chilometri di asfalto, lamiera, carne e metallo si infransero sull'increspato oceano, elevando enormi masse di acqua, che ricaddero fragorosamente travolgendo nuovamente l'abominio.

"Che meraviglioso frastuono."

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