Fratello mio, dove sei?

"Le esplosioni di Tokio e Baltimora sono state causate dalla fusione di piloti ed RG. I vostri RG, lo 001 e lo 002"

Alan osservava il video ripreso dal Defender dell'incontro col clone di Panzer, unica fonte di luce nella stanza. Aveva cominciato a lavorare quando il sole era alto, e non aveva smesso per accendere la luce.
Sergjey vivo e la possibilità dell'utilizzo di cloni lo avevano spiazzato, ma dopotutto soltanto Saryu l'aveva visto morto e il ragazzo non aveva ancora deciso se la Matma fosse una persona molto saggia o una svitata completa.
Comunque era stata solo una teoria. Trovarsi di fronte al clone di Panzer, invece, lo aveva proprio sconvolto.

"Il primo pilota del Defender, anche se allora non si chiamava così, era un certo John Tyler. Cercatelo. Dovete scoprire la verità"

Il ragazzo aveva rintracciato vari John Tyler nel corso della giornata. Aveva anche saltato cena. Non capiva da dove scaturisse questo suo profondo senso di gelosia, di odio, verso questo pilota. Perché gli dava così fastidio che qualcun altro avesse pilotato il Defender prima di lui?
Aveva interrotto la sua ricerca qualche minuto fa. A cosa serviva collezionare diversi John Tyler se non sapeva distinguere quello giusto? Adesso stava riguardando il video di Panzer alla ricerca di un illuminazione che tardava ad arrivare.
Chi diavolo poteva essere questo Tyler?



Blam!

Sussultò e tornò di colpo ad osservare il video sul portatile, che era arrivato al punto in cui l'attuale pilota di Anubis uccideva il proprio clone. Perché diavolo l'aveva fatto? Si accorse che stava tremando. Era quella la fine che avrebbero fatto tutti? Morire nel disperato tentativo di vedere il proprio RG ancora una volta?

Chiuse il portatile, aveva bisogno di dimenticarsi di tutto per un po'.
Telefonò alla madre, e si fece raccontare un po' di quelle inutili baggianate con le quali lei amava sprecare il suo tempo, e delle quali lui non sapeva fare a meno.
"...allora il Vicesindaco ha detto che voleva un altra fetta di torta, e so che ha raccontato alla moglie che era la migliore che avesse mai mangiato, ma ci pensi?"
"Ehi mamma."
"Sì?"
"Ti dice niente il nome 'John Tyler' ?"
Silenzio.
"Mamma? Ci sei?"
"Sì." rispose. Il tono però era cambiato. Il ragazzo attese. Perché diavolo non parlava?
"Ecco... dove... dove hai sentito questo nome?"
"Mamma, dimmi chi cazzo è."
Dall'altra parte della cornetta, un sospiro, poi ancora silenzio, infine le parole sgorgarono, come se avessero voluto farlo da sempre.
"Non so per quanto riuscirò a palare, loro non vogliono che si sappia. Ma ecco, Tyler era il vecchio nome della nostra famiglia, e John era nostro figlio, è morto tanti anni fa. Ci dissero che potevamo riaverlo indietro, ma doveva essere un segreto, e dovevamo cambiare vita e cognome. Abbiamo accettato e... è stata come un inseminazione artificiale... e sei nato tu."
La donna fece una pausa, ma Alan non reagì.
"Papà non è il tuo padre biologico, ma questo per noi non fa differenza! E lo sappiamo che non sei John... Noi ti vogl..."
Stavolta il silenzio cadde all'improvviso.
"Mamma?" Nessuna risposta. Alan, rifece subito il numero, ma una voce gli rispose che il numero era inesistente.
Il ragazzo cominciò a digitare come un forsennato su ogni cosa avesse a tiro. Mise a lavoro i suoi due portatili, il fisso, e cominciò a scrivere uno script sullo smartphone, prima di realizzare la futilità di tutto cio, tirare un portatile contro il muro, e affondare la faccia in un cuscino per urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.
Dopo mezzora di delirio, si mise in mezzo alla stanza e guardò verso la telecamera che, sapeva, lo stava spiando dall'inizio della sua permanenza. Parlo lentamente, ma la rabbia e l'odio erano palpabili.
"Fate del male ai miei genitori, e non vi basteranno tutti i cloni del mondo: non riuscirete mai più a muovere il Defender. Inoltre tutto quel che ho scoperto, sarà pubblico. Non riuscirete a pulire quella merda da tutti i fottutissimi angoli di internet dove si spiattellerà."
Fece una pausa, l'odio cedette il passo alla rassegnazione.
"Voglio sentirli una volta alla settimana, voglio che continuino la loro vita come meglio desiderano. In cambio smetterò di indagare sui segreti del Progetto Pilastri della Terra."
Il telefono della camera squillò. Alan alzò la cornetta con un misto di curiosità e riluttanza. Una voce maschile, rauca e con un pesante accento giapponese lo accolse:
"Abbiamo un accordo, Sergente Turner!"

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